Seduta a metà delle scalinate dell'Arengario, osservo il marmo di Candoglia, che riveste le pareti di questo palazzo, e mi sorprendo a pensare come racchiuda l'insieme dei miei colori preferiti: rosa, bianco e grigio, con una ricchezza di venature nerastre.
Uno dei nostri architetti migliori, Piero Portaluppi, lo scelse per il rivestimento dell'Arengario, conferendo a questa costruzione l'eleganza straordinaria e lo charme tutto milanese che ben si addicono ad un palazzo che sta al fianco della nostra Cattedrale. Sin dal 1387, in base ad un privilegio di Gian Galeazzo Visconti, questo tipo di marmo fu riservato alla Fabbrica del Duomo di Milano per la costruzione dei piloni, degli archi e dei muri perimetrali, per il rivestimento delle facciate e delle terrazze, ed anche per la decorazione e la scultura. Ancora oggi se ne fa largo uso per tutta l'attività di manutenzione dell'edificio.
Non è la prima volta che resto seduta su questa meravigliosa scalinata. Bianca ed altera, immersa appieno nell'architettura della Piazza, ma allo stesso tempo al di sopra di essa, fu la sede ideale per prendere una decisione importante della mia vita. Seduta su quelle scale riuscivo a non essere interessata al mondo che mi circondava che vedevo in movimento ma distante, mentre focalizzavo la mia attenzione al di sopra di tutto grazie alle guglie del Duomo svettanti verso il cielo. Pur percependo ed apprezzando il luogo che mi accoglieva, fui in grado di non distrarmi e di capire cosa desideravo veramente.
Era un giorno come oggi, freddo e luminoso, la luce veniva riflessa e resa ancora più intensa dal biancore del marmo di Candoglia tutto intorno. Riuscii a sentirmi in una specie di mondo a parte e non so quanto tempo rimasi lì, quasi in contemplazione, ma in realtà avvolta soltanto dai miei pensieri. Venni riportata alla realtà dagli schiamazzi di una scolaresca in visita ad una mostra ospitata presso il Museo del Novecento.
Sono convinta che quello che siamo sia il risultato delle nostre decisioni precedenti e mi piace pensare che se oggi sono qui a scattare queste foto, il merito e la responsabilità siano della decisione presa quel giorno.
Mi sento parte integrante di questa Piazza e di questa scalinata oggi, grazie ad un look che ne richiama l'architettura.
La mia gonna plissettata d'argento che riverbera la luce e che ho accompagnato alla camicia in seta dalle maniche lavorate a plisset in orizzontale, sono entrambi dei capi che trovo perfettamente allineati con le pieghe delle scale e dell'intaglio delle lastre di marmo delle pareti.
Il mio pull grigio a collo alto, taglio gilet di Blumarine, lavorato con fiori bianchi e decorazioni argentate che emanano bagliori, riprende il colore delle pietre degli edifici. La Chanel bianca poi quasi si perde in tutto questo biancore. Le scarpe in suede di Vuitton, unico dettaglio nero, richiamano però le venature nerastre del marmo di Candoglia, mentre le fibbie argentate sono tutt'uno con i dettagli in argento della bag e con i gioielli al mio polso.
Talvolta un luogo acquista nel nostro animo un'importanza notevole, perché rimane per sempre legato alle sensazioni che abbiamo provato proprio lì, e che non ci dimenticheremo mai.
Questa scalinata è per me uno spazio che resterà sempre speciale nel mio cuore.