"Quando un uomo siede due ore in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa rovente per un minuto e gli sembrerà che siano passate due ore. Questa è la relatività."
Albert Einstein
Un arco temporale di due ore può rivelarsi fugace o interminabile a seconda della percezione del tempo avvertita dal singolo soggetto: il tempo è pertanto soggettivo e ha un trascorrere diverso per ogni stato d'animo. Non potendo essere evidentemente misurato per tutti nella stessa maniera, il suo trascorrere dipende sempre da chi lo vive.
Salvador Dalí con i suoi orologi molli - La Persistenza della Memoria - ha rappresentato nel suo modo magnificamente surrealista questo concetto, mentre aspettava a casa sua moglie Gala e vedeva il Camembert liquefarsi sulla tavola della cena.
Nelle pagine di questo mio blog mi racconto un po' e devo confessare che da sempre ho un'ansia che riguarda l'utilizzo del mio tempo nel modo migliore. Come se il tempo fosse poco e lo volessi usare al meglio con belle esperienze che mi insegnino qualcosa, che mi aprano nuovi confini, che soddisfino curiosità o me ne suscitino di nuove. Non conta che siano esperienze eccezionali, si può anche trattare di istanti del quotidiano, talora pure vuoti, però memorabili, nel senso che siano in grado di lasciare nella memoria il ricordo di momenti positivi.
Ieri sera sono stata invitata al Museo delle Culture di Milano alla presentazione di un simbolo del tempo, il nuovo modello Tudor Pelagos, orologio subacqueo, dotato di un quadrante più grande del solito e con delle lancette di maggior spessore e soprattutto con una utilissima innovazione, la corona a sinistra, modifica apportata apportata per i mancini che potranno indossare l'orologio più comodamente al polso destro. Questo nuovo modello lanciato da Tudor rompe quindi un po' le regole e gli schemi rispetto agli altri orologi e qual miglior occasione che essere presentato nell'ambito di una mostra delle opere di un artista che di regole ne ha spezzate parecchie? La visita guidata alla mostra delle opere di Jean-Michel Basquiat organizzata da Tudor è stata una fonte di riflessione sul tempo, guarda caso proprio in tema.
Questo artista ha vissuto soltanto 27 anni ma è stato in grado di lasciare un'opera e dei contenuti eterni e permanenti.
Esprimendo la sua rabbia profonda relativa a tematiche essenziali sull'identità umana e sulla questione dolorosa e aperta della razza, Basquiat ha comunicato nelle sue opere, attraverso segni e simboli anche trasgressivi ma di una profondità inaudita, la sua visione della società, dell'energia di una New York trafficata e rumorosa, del jazz e dello swing nero, del ring e dell'anatomia umana. Parole con errori di grammatica fatti ad arte esprimono pensieri graffianti e stimolanti in mezzo ai disegni pop - alcuni a quattro mani con l'amico e mentore Andy Warhol - aprendoci uno squarcio sul suo affascinante mondo interiore.
In pochissimo tempo di vita il personaggio Basquiat con il suo essere diverso ha creato delle opere geniali di grandissimo successo.
Sempre al tempo si torna. Poco o tanto non conta, l'importante è che sia vissuto pienamente.